Amo leggere Poesie

poetry

Ci sono molte cose che amo fare. Amo viaggiare: mi emoziona andare in un posto in cui non sono mai stata prima e vedere come le persone vivono in modo diverso anche se fondamentalmente uguale, con la loro cucina, lingua, usanze, leggi, tradizioni ... Percorro le strade di questi luoghi sconosciuti scoprendo ogni più piccolo angolo con stupore, guardando le finestre in alto, immaginando chi ci vive e chiendendomi che cosa stia facendo in quel momento. Amo il giardinaggio, passare ore con le mani nella terra, guardare i semi crescere e vedere sbocciare i fiori. Adoro guardare le persone, sedermi su un ponte a Firenze e guardare in silenzio tutti quelli che vanno per la loro strada. Adoro camminare lungo le scogliere dell'Oceano Atlantico guardando le onde imponenti che si infrangono sugli scogli. Amo passare una serata in un pub, una buona pinta di Guinness e un po’ musica tradizionale per sollevare l'anima. Un safari mattutino quando tutti i tuoi sensi sono al massimo e il cielo immenso dell’Africa ti assorbe nella sua essenza.

E mi piace un sacco leggere poesie nella vasca da bagno con Mozart nel sottofondo...

Leggere poesie è come musica per l'anima, dove i pensieri più profondi sono toccati dalle parole meticolose del poeta. È una connessione attraverso le parole all'umanità stessa. È pura emozione: attraverso i sentimenti evocati impariamo di più su noi stessi.

Le poesie spesso affrontano concetti di moralità, esistenza, amore e morte attraverso i versi, le rime e il ritmo delle parole e noi, che leggiamo, possiamo solo tentare di capir dove queste nozioni risuonano nelle nostre e che senso ci danno. Per me la poesia svela le diverse dimensioni di ciò che significa essere umani, e che vivere questi diversi livelli emozionali va bene, perché siamo umani.

A me, le poesie di Montale piacciono ma questo è molto appropriato per i tempi che stiamo vivendo:

Chissà se un giorno butteremo le maschere

Eugenio Montali - 1977

Chissà se un giorno butteremo le maschere

che portiamo sul volto senza saperlo.

Per questo è tanto difficile identificare

gli uomini che incontriamo.

Forse fra i tanti, fra i milioni c’è

quello in cui viso e maschera coincidono

e lui solo potrebbe dirci la parola

che attendiamo da sempre. Ma è probabile

che egli stesso non sappia il suo privilegio.

Chi l’ha saputo, se uno ne fu mai,

pagò il suo dono con balbuzie o peggio.

Non valeva la pena di trovarlo. Il suo nome

fu sempre impronunciabile per cause

non solo di fonetica. La scienza

ha ben altro da fare o da non fare.

Forse oggi, obbligati a indossare davvero una maschera, ci priveremo di quella che ci siamo cuciti di dosso. Siamo in grado davvero di privarci dell'immagine che ci siamo creati? E siamo in grado di accettare davvero chi osa stare senza maschera?

Share

Share this page

on your social networks